Lunedì prossimo gli studenti di ogni ordine e grado torneranno sui banchi di scuola: dopo 6 mesi di lontananza. È un rientro tanto atteso ma caricato di tantissimi dubbi e perplessità. Certo la salute e la sicurezza di tutti è un problema…ma cosa significa veramente rientrare in aula dopo così tanto tempo? Quali sfide implica? Qual è il significato emotivo di questa ripresa? Cosa si aspettano gli studenti? Cosa devono attendersi gli insegnanti? Quali sono le possibili implicazioni sull’apprendimento, sullo studio, sullo stare in aula, di uno stop di questo tipo?
Mi è sembrato fondamentale sapere quello che pensano gli studenti italiani. Oltre 100 studenti adolescenti delle scuole secondarie hanno espresso la loro opinione. Ecco cosa ne è emerso.
Provando ad approfondire gli elementi che creano maggiore disagio spiccano la ripresa delle routine (sveglia, trasporti, rientro, ecc…) con il 34,6% delle preferenze (e un punteggio medio di 5,75) e il possibile aumento del carico di studio con il 28% di preferenze e un punteggio medio di 7,00.
Se dovessimo, quindi, trovare degli elementi su cui confrontarci e rispetto ai quali riservare un occhio di riguardo lo “stress da spostamento” è di certo in cima. Non è raro, infatti, dimenticarsi che i nostri studenti frequentemente iniziano la loro giornata con una sveglia intorno alle 6,00 e con percorrenze più o meno lunghe a bordo di mezzi di trasporto affollati, per rientrare, poi, a casa spesso non prima delle 14,00 con la prospettiva di alcune ore di studio di fronte.
Gli studenti, quindi, sembrano sperare in una scuola più “smart” che conceda a loro maggiore tempo per sé stessi e più considerazione per la fatica che fanno nel recarsi presso la sede fisica di studio.
Da cosa dipenda questo se da insegnanti che faticano a trovare la giusta misura di carico scolastico oppure da studenti che faticano ad organizzarsi e non riescono a trovare il proprio equilibrio fino a sentirsi soffocati dal carico didattico resta una domanda senza risposta. Qualsiasi essa sia spetta a chi si prende cura di loro trovare la soluzione e dare ascolto a questo segnale. Che possiamo fare per rendere il carico di studio sostenibile, anche emotivamente parlando? In che modo possiamo dimostrarci più accoglienti nei loro confronti? Che misure si possono studiare per far sentire i loro bisogni riconosciuti?
Gli esiti della seconda parte ci vengono, però, in aiuto per rispondere ai vari interrogativi. È stato chiesto, infatti, di indicare quali sono stati gli elementi che più hanno gradito della Didattica A Distanza. Sebbene la DaD sia stato un mezzo organizzato di tutta fretta con risultati più o meno soddisfacenti sul territorio nazionale è indubbio che essa abbia insegnato molto a tutto il personale che gravita intorno alla scuola. Sarebbe stupido non fare tesoro di questa esperienza.
Dall’indagine emerge che l’elemento più gradito sia stato la flessibilità nello studio e la possibilità di autogestione che la DaD hanno concesso. Il messaggio che possiamo rilevare è, quindi, l’appello degli studenti ad essere valorizzati e resi indipendenti. Serve, quindi, un approccio allo studio che sia flessibile, che faccia leva sulla possibilità di autogestione da parte dello studente; magari prevedendo dei training ad hoc per fornire loro tutti gli strumenti necessari. Si potrà per l’Anno Scolastico a venire valutare l’idea di una Didattica che lasci maggiore spazio all’autonomia dello studente? Di certo aiuterebbe gli alunni, soprattutto i più grandi, a sentirsi valorizzati, responsabilizzati e con nelle mani il loro futuro.
Ma con che spirito si affacciano a questo nuovo anno gli studenti? Di certo i professori si troveranno di fronte una generazione mutata. Il 50%, infatti, dichiara di aver sperimentato episodi di forte tristezza, solitudine o ansia nel corso della quarantena e circa il 60% o non ne hanno parlato a nessuno o lo hanno fatto solo con dei coetanei. Ci si confronterà, pertanto, con i possibili strascichi di un “trauma a lento rilascio” (come lo ha definito l’OMS) o con gli effetti maturativi che una esperienza peri-traumatica ha su un individuo in evoluzione.
Nel complesso, però, gli studenti intervistati non vivono con preoccupazione il rientro a scuola. Il punteggio medio è di 5,46 mostrando però, una certa variabilità nelle risposte (dev.std. = 2,51). Non va dimenticato, però, quel 30% degli studenti che esprime una preoccupazione in un range tra l’8 e il 10: una fetta non trascurabile dei potenziali alunni e adolescenti che stanno vivendo questo momento con una qualche forma di disagio.
Sinteticamente, quindi, ci si troverà di fronte studenti con il desiderio di ritornare sui banchi, non particolarmente preoccupati ma che si prospettano il disagio di una ripresa faticosa. Una popolazione che dovrà riprendere a vivere lo stress di spostarsi e affrontare orari non sempre facili, di studenti che vivono con fatica il carico di lavoro e che temono che la scuola non sarà molto cambiata ma, anzi, che finirà per far pagare a loro gli esiti di questo stop.
Le soluzioni stanno, però, nelle loro risposte: valorizzare l’autonomia, intensificare l’uso del pc, ricavare tutto ciò che di buono c’è stato nell’uso di risorse multimediali, riconoscere anche la loro parte di fatica. Se sapremo fare questo di certo la ripresa sarà un successo. Occhio, però, alle minoranze: una porzione ridotta, ma da non accontentare, teme anche il rapporto con i compagni e le verifiche in aula; altri non hanno superato le paure che erano vive durante il lock-down. Stiamo all’erta per cogliere ogni segnale!
Gli esiti più in dettaglio
Qual è l’aspetto che più ti crea disagio rispetto alla ripresa della scuola?
- Ripresa delle routine (sveglia, uso trasporti, ecc): 34,6%
- Carico di studio 28%
- Verifiche in aula 10,3%
- Quantità di ore al giorno di lezioni frontali 10,3%
- Ritorno al “confronto diretto” con i docenti 8,4%
- Riprendere la convivenza con i compagni 5,6 %
Chiedendo poi di esprimere il grado di disagio relativo a ciascuno di questi aspetti ecco cosa ne emerge.
Se chiediamo agli studenti quali siano stati gli elementi più graditi della DaD la distribuzione delle risposte è grosso modo questa
- Ritmi di lavoro più flessibili e possibilità di autogestione 29,9%
- Riduzione dei tempi di spostamento e stress nell’uso dei trasporti 19,6 %
- Possibilità di seguire le lezioni da casa 19,6%
- Approccio alla didattica fatto di non solo libri 13,1%
- Possibilità di studiare in autonomia 6,5%
- Utilizzo di pc per attività didattica e compiti 6,5%
- Lontananza dai compagni 2,8%