Tik-Tok, il social che spopola tra giovanissimi ma strizza l’occhio anche al mondo adulto. Un mondo fatto da video brevi (60 secondi massimo), moltissimi filtri, possibilità di montaggio in app, trend in vetta alle classifiche e soprattutto un algoritmo da far paura!
E’ questo l’universo Tik-Tok, una delle piattaforme più cult che sta sfondando soprattutto nel mondo dei super giovani ma che è in grado di soddisfare anche i più grandi ed il pubblico adulto. Un social che ha fatto molto parlare di sé: in queste settimane è nell’occhio del ciclone per la sua pericolosità! Tik-tok sembra infatti consentire facile accesso a challenge dove si sfida il limite; contenuti potenzialmente rischiosi per quei pre-adolescenti che lo frequentano e che sono ancora privi – per la loro età – di quegli strumenti emotivi utili a fronteggiare tale contesto.
Ma non è solo questo. Tik-Tok è un pianeta meraviglioso che può dare spazio di conforto e confronto a chiunque. E’ un mondo dove ognuno trova il suo spazio e tutti vengono accolti! Scorrendo tra i diversi video si trova di tutto! Ci sono strani balletti, trend divertenti, cantanti ed artisti in erba che condividono il loro talento.
Ma non solo…c’è molto, ma molto di più!
Troviamo ragazzi Dislessici che raccontano della loro vita e delle difficoltà nel confrontarsi con insegnanti e gruppo dei pari. Ci sono adolescenti ADHD che narrano della loro esperienza. Vi risiedono ragazzi diabetici che condividono strategie e soluzioni per la gestione dell’insulina. Ma ci sono anche ragazzi trans ftm gioiosi nel condividere che in farmacia è arrivata la prima dose di testosterone che aspettavano da tanto. Adolescenti della community LGBTQIA+ che si confrontano sulle difficoltà dello stigma che aleggia nell’aria. E ancora ci sono ragazze con disturbi alimentari che condividono timori e paure del loro ricovero in clinica per anoressia. Ragazzi e ragazze amputati o con malformazioni congenite che mostrano come si adattano al mondo. Giovani Asperger che ci aiutano a capire il loro modo di vedere il mondo.
Ma poi ci sono fumettisisti e artisti, pianisti e cantanti, maghi e collezionisti. Si trovano anche quelle cose più bizzarre che, in un altro contesto, verrebbero additate come tratti “un po’ peculiari”. Per meglio dire, di alcuni frequentatori si direbbe che sono tipi strambi -magari perché a 12 anni collezionano timbri per ceralacca-. Ma la magia dell’algoritmo ci fa vedere solo quello che ci piace, e quello che vogliamo…tagliando fuori tutto il resto. E questo permette di sentirsi accolti e protetti.
Cosa hanno fatto, quindi, questi ragazzi?
Si sono costruiti da soli la loro community per sentirsi meno soli. Hanno creato in autonomia quello spazio di confronto e condivisione che per anni abbiamo provato ad offrire loro (evidentemente fallendo). Hanno capito che “insieme è più facile”. Si sono trovati tra le mani un amplificatore per far risuonare il loro grido di aiuto che ha, così, finalmente trovato risposta…nel gruppo dei pari.
Quando mai in passato un ragazzo diabetico ha avuto possibilità di confronto così allargato e “smart” – in senso di semplice e veloce – con i pari? Quanto confortante può essere per una ragazza alle porte di un ricovero sentire la voce di chi condivide con lei questo momento doloroso?
E tutto ciò non ha nulla a che fare con i terrificanti gruppi e blog proAna che hanno fatto scandalo e di cui molto si è parlato in passato. No! E’ un confronto sano, piacevole… non certo libero dalle dinamiche di hating dei social; ma meraviglioso! Gli adolescenti si sono presi il loro spazio, si sono fatti strada nel mondo trovandovi l’angolo per quel supporto tanto agognato.
Ma ci sono anche le challenge e i balletti senza senso. E dell’esposizione mediatica di “superminorenni” non dice nulla? Di certo è un problema…ma è un problema del mondo adulto. Perché se un ragazzino a 10 anni ricerca approvazione sfidando il limite sui social quale suo bisogno non è stato compreso ed ascoltato? Siamo sicuri che il problema sia lo strumento?
Il problema non è mai lo strumento…
Non è stato ascoltato quel bisogno di sentire che l’adulto che abbiamo davanti ci riconosce come presenti. Non è stato ascoltata la voce che dice “guardami! sono qui!”. Proprio quel bisogno che, invece, hanno ben identificato mamme e papà che a fianco dei loro figli producono contenuti sul famoso social. Quei tanto criticati genitori che sembrano solo esporre i propri figli. Genitori che, probabilmente, non hanno fatto altro che riscoprire il piacere del fare le cose insieme, del condividere progetti, ambizioni, risate, talenti, capacità, momenti.
Ancora una volta c’è da imparare
Ancora una volta il mondo adolescente ci ha quindi dimostrato di essere flessibile, dinamico e generativo. Ha preso ciò che ha a disposizione creandosi da sé lo spazio di cui sentiva il bisogno.
E’ la forza conservativa dell’istinto di sopravvivenza che in mancanza del soddisfacimento di un bisogno – emotivo- trova la via per darvi compimento.
Non è però tutto ora quel che luccica!
La virtual community non può sostituire quell’adulto in grado di far sentire visto questo ragazzo o ragazza. Manca quell’adulto sano, quel genitore protettivo in grado di adempiere ai bisogni emotivi. Quella base sicura fonte di attaccamento che fa sentire sicuri e protetti. L’appiglio solido a cui tornare quando l’adolescenza ci trascina verso il rischio, il contatto con il limite, il brivido del precipizio.
Proprio per questa mancanza si verifica poi quella pericolosa degenerazione dei piccoli che ricercano approvazione e certezze attraverso la conferma social dell’aver superato l’ennesima challenge.
E allora la domanda è sempre quella.
Quanto ancora dovranno alzare la voce? Riusciremo ad ascoltare il bisogno e darvi risposta? Per quanto ancora saremo più colpiti dalla devianza giovanile che dalla mancanza adulta?
Mentre cerchiamo le risposte scarichiamo tik-tok e proviamo a scoprire quanto di veramente importante possa esservi nascosto dietro.