Da lunedì studenti di tutti gli ordini di scuola di quasi tutto il Paese sono tornati in Didattica A Distanza! Tra chat e classroom, tra salotti trasformati in aule e lezioni seguite dal bagno (perché solo lì c’è rete), tra insegnanti frezzati e genitori esauriti, si cerca di fare scuola al meglio possibile. Ecco allora alcune riflessioni su come (ri)affrontare questo momento!
Emozioni e bisogni
La notizia del ritorno della DAD ha creato un vortice di emozioni: dalla rabbia per la scelta imposta dall’alto alla tristezza per il ritorno della modalità a distanza; dalla preoccupazione per le difficoltà e le conseguenze che essa porterà fino al panico per le indubbie difficoltà nel riorganizzare l’assetto famigliare in funzione della scuola online.
Tutte emozioni lecite ma che contrastano con il bisogno centrale di questo momento: la cura! I bambini hanno in questi giorni bisogno di adulti in grado di dimostrare solidità nell’affrontare le situazioni; necessitano di una base sicura in cui trovare conforto e rassicurazione. Tra i bisogni primari dell’individuo c’è quello di protezione: lamentele, rabbia, frustrazione (che ripeto sono lecite) non si conciliano però bene con questa funzione.
Facciamo sentire che papà e mamma ci sono, che non li lasceremo da soli, che anche se in difficoltà si sentono pronti ad affrontare la cosa. Questo renderà i bambini pronti a fronteggiare le emozioni del momento, perché sentiranno che non sono un peso ulteriore per mamma e papà: la loro base sicura è lì…pronta ad accoglierli e sostenerli.
L’apprendimento e i suoi processi
Il primo lockdown ha dimostrato quanto seguire i bambini nell’apprendimento sia una cosa difficile. Le famiglie si sono dovute confrontare – più del solito – con la fatica dell’apprendere. Il lavoro scolastico sembrava interminabile e portava a frustrazione. Questo perché le famiglie si sono confrontate con i complessi processi di apprendimento!
L’apprendimento è un processo dinamico, fatto di alti e bassi, di conquiste e regressioni. Non è un processo lineare nel quale un contenuto viene appreso e poi messo da parte per passare al successivo. Bisogna ripetere i concetti, consolidarli, generalizzarli. Quando prova ad imparare una cosa nuova tutto ciò che ho già imparato deve essere riadattato e riorganizzato alle luce delle cose nuove che sto apprendendo. Notiamo quindi qualche piccola regressione, delle difficoltà nel conciliare il tutto e il ritorno di errori che sembravano superati. Tutto questo è quello che accade solitamente a scuola e che abitualmente è gestito dai docenti.
Le insegnanti sono abituate a confrontarsi con questa dinamica, la vivono ogni giorno! Non si spaventano di fronte ad un piccolo passo indietro perché sanno che è il propulsore per inserire un nuovo apprendimento nel sistema. Il genitore lo è un po’ meno…il vedere che il proprio figlio non ci segue, o che alla lezione non sa cosa rispondere genera frustrazione e preoccupazione. E’ spinto quindi ad insistere, insistere ed insistere finché non se ne viene a capo e alla fine… Il bambino non ha capito e il genitore si è esaurito.
Non ripetiamo l’errore! Affrontiamo l’apprendimento consapevoli della sua dinamicità. Viviamolo consci che una piccola regressione non è sempre segnale di un qualcosa di male. Teniamo l’occhio attento ai segnali ma non andiamone alla ricerca con la lente d’ingrandimento. Affidiamoci a chi dell’insegnamento e dell’apprendimento ha fatto una professione: fidiamoci delle maestre e dei loro consigli ed andrà tutto bene!
Competenze o conoscenze?
Una delle principali angosce (e questo riguarda sopratutto i più grandi) è quella di restare indietro con il programma! Come faremo? Cosa succederà? Sono già rimasti così indietro! Tranquilli…faremo come a Faenza…faremo senza!
Con questo non si vuole negare l’importanza dell’apprendimento concettuale, della conoscenza e dell’arricchimento culturale. Storia, Geografia, Letteratura, Scienze sono importanti… ma ancora più importanti sono le competenze! Se viene conservata la capacità di ricavare informazioni da un testo, di memorizzarle, di approcciare un problema secondo una modalità ordinata e ragionata il futuro dei nostri ragazzi sarà un successo!
La scuola non deve preparare alle domande di cultura generale di un qualsiasi talk show o esame d’ingresso universitario. Se i nostri bambini usciranno dalla scuola primaria senza conoscere con precisione le vicende della guerra del Peloponneso non accadrà nulla di grave. Sarà grave se questi perderanno la passione per lo studio o se non svilupperanno a sufficienza la capacità di affrontare un testo e ricavarne informazioni. Andrà male se mancheranno di strategie per organizzare un testo scritto o se davanti ad un problema non avranno in mente una modalità operativa per affrontarlo.
La nostra attenzione deve essere quindi quella di tenere attive le competenze! Se a livello di conoscenze i nostri studenti non eguaglieranno i loro pari di qualche anno fa, poco male. Se rallenteremo con il programma viviamola serenamente. Investiamo nel mantenimento delle competenze, anzi, potenziamole…con questo strumento in mano ogni lacuna di conoscenza sarà recuperabile!
Non più la stessa DAD!
Ormai la Didattica A Distanza è uno strumento che possiamo considerare consolidato. Se a Marzo 2020 le scuole e i docenti dovevano capire come organizzarsi ma soprattutto dovevano apprendere un nuovo modo di fare scuola, oggi non è più così. Docenti e Istituti hanno maturato esperienza, fatto corsi, potenziato la base operativa ed organizzativa. Non sarà più la DAD dei materiali caricati online e degli sporadici incontri su piattaforme sempre nuove e sempre diverse.
Questa volta la DAD sarà Didattica al 200%, fatta di metodologie e approcci scientificamente studiati. Sarà organizzata a tavolino perché tutto funzioni il più possibile. Viviamola con lo spirito di fiducia in un sistema che si è adattato all’imprevedibilità dell’alternarsi di modelli di insegnamento sempre diversi. Crediamo nella prontezza e preparazione degli insegnanti dei nostri ragazzi.
Autonomie ed esperienza
Il canale fondamentale per imparare è fare esperienza e sperimentarsi. La perseveranza si impara con gli insuccessi. I concetti e le abilità si consolidano con la ripetizione e l’esplorazione del mondo. La motivazione si sostiene attraverso esperienze di autonomia e competenza. La volontà si regge in piedi se sento che sono io a voler fare quella cosa e se quella cosa mi fa sentire bravo e capace. La scuola è un concentrato di tutte queste possibilità.
A scuola i bambini da soli, con le loro risorse, confrontandosi con i compagni fanno esperienza, vivono l’autonomia, esplorano il modo, provano a vivere il brivido del diro “l’ho fatto da solo”. Facciamo si che questa esperienza sia vissuta anche a casa, o la scuola perderà il fulcro su cui si appoggia l’intero sistema dell’apprendere.
Se ogni tanto non saprà rispondere svilupperà la capacità di tollerare la frustrazione e sarà motivato ad impegnarsi di più. Quando l’insegnante propone un esercizio un po’ più complesso lo fa per permettergli di faticare e poi dirsi da solo “sono stato bravo”. Qualora si trovasse in difficoltà nell’organizzare il suo materiale imparerà a gestire meglio le sue cose.
Accendiamo il pc e lasciamo che il bambino gestisca da sé la lezione. Resistiamo alla tentazione di origliare o peggio di suggerire! Se la mamma o il papà suggeriscono il bambino fa esperienza di incompetenza, crederà che può farcela solo col supporto di qualcun altro, inizierà a vivere il lavoro scolastico in modo demotivato e poco autoefficace. Non togliamo alla scuola il suo ingrediente più importante: l’autonomia!